Gli accordi di libero scambio sono trattati a livello internazionale che permettono di creare aree in cui vengono eliminati dazi e preferenze tariffarie, in modo da incentivare l’integrazione economica.
Per quanto riguarda l’agricoltura, il governo chiede che i singoli accordi siano sempre qualificati come «misti», ossia che per entrare in vigore debbano ricevere la ratifica dei singoli Stati membri dell’Ue, oltre a quella delle istituzioni comunitarie.
Semplificando: da un punto di vista politico, una delle questioni più dibattute sui singoli trattati di libero scambio è stabilire se il contenuto di un accordo sia di sola competenza dell’Ue o anche dei Paesi membri. Negli ultimi anni, questi trattati sono stati al centro di forti scontri politici, come nel caso del Ceta, un accordo “misto” economico e commerciale tra Europa e Canada attualmente in vigore in via provvisoria.
Al 23 agosto 2019, il governo non ha ottenuto particolari concessioni nel qualificare come “misti” altri trattati in via di negoziato (i principali in discussione oggi sono sette), ma continua la sua «battaglia» – come ha spiegato a ottobre 2018 il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio (Lega) – per assicurare la massima tutela dell’Italia in accordi internazionali.
Fact-checking di approfondimento:
Ceta: rischio o tutela per il made in Italy? (9 luglio 2018)
Hanno detto che:
27 febbraio 2019: «In questo momento il Ceta, accordo di libero scambio tra Ue e Canada, è in vigore al 100 per cento anche se non recepito dall’Italia» (Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole)
22 novembre 2018: «Resta nostro obiettivo dimostrare tutti i motivi per cui questo trattato Ceta, così come ci è stato proposto, non è ratificabile. Abbiamo il dovere di difendere gli agricoltori italiani» (Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro)
17 giugno 2018: «Il Ceta, tanto per cominciare, legittima l’Italian sounding, la contraffazione dei prodotti italiani. Apre il mercato ai parmesan e alle mozzarille. E apre il mercato al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio» (Matteo Salvini, ministro dell’Interno)