La scuola italiana soffre da anni di un problema di precariato cronico, per il quale l’Italia è anche stata condannata nel 2014 dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Secondo il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, le supplenze dell’anno scolastico 2018/19 saranno circa 80.000, e i supplenti saranno dunque oltre il 10 per cento degli insegnanti in servizio, che sono 700.000.
Il sistema di reclutamento per la scuola secondaria è soggetto, da anni, a continue modifiche: durante il precedente governo, da ultimo, con il d.lgs. 59/2017, mentre anche la legge di Bilancio per il 2019 ha introdotto cambiamenti (art. 1 co. 792).
Il sistema di formazione iniziale e accesso ai ruoli della scuola secondaria si articola oggi in un concorso pubblico indetto su base regionale o interregionale, un percorso di formazione iniziale, e la conferma in ruolo, dopo la positiva valutazione del percorso di formazione iniziale.
Rispetto al sistema precedente, non sarà più necessario conseguire l’abilitazione e successivamente partecipare ad un concorso a cattedra. Basterà partecipare direttamente al concorso a cattedra. I vincitori di concorso non accederanno più al percorso triennale/biennale di formazione e tirocinio denominato Fit, bensì ad un unico anno di formazione e prova denominato «percorso annuale di formazione iniziale e prova».
Per quanto riguarda chi già era precario prima dell’introduzione del nuovo sistema, la legge di Bilancio per il 2019 (all’art. 1 co. 792 lett. o)) stabilisce che ai docenti non abilitati, ma con tre anni di anzianità maturati negli ultimi otto anni, sia riservato il 10 per cento dei posti dei concorsi pubblici indetti su base regionale o interregionale. Il concorso a loro riservato dalla normativa precedente è stato abolito.
I sindacati hanno criticato aspramente queste disposizioni, giudicate largamente insufficienti a risolvere il problema dei precari storici della scuola in Italia. Il 24 aprile 2019 il governo e cinque sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl Fsur, Fed. Uil Scuola Rua, Snals Confsal, Fed. Gilda Unams) hanno però firmato un’intesa su come migliorare le condizioni lavorative degli insegnanti. Tra i punti dell’accordo vi è anche la stabilità nel rapporto di lavoro.
Per affrontare queste problematiche, il governo ha indetto una serie di tavoli tecnici, che ha portato a giugno 2019 ha un accordo con i sindacati, che tra le altre cose prevede che i supplenti che abbiano insegnato per almeno tre anni negli ultimi otto possano prendere l’abilitazione e avvicinarsi al ruolo. Ma la crisi di governo ad agosto 2019 ha fatto saltare di fatto il decreto per rendere effettiva questa intesa.
Hanno detto che:
22 aprile 2019: «Noi vogliamo assolutamente arrivare a trovare una soluzione che non sia tampone, ma che dia una continuità affinché si risolva il problema del precariato: un problema endemico che dura da lustri» (Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione)
28 giugno 2018: «Un sistema che funziona non può basarsi su un precariato storico di lunga durata» (Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione)